Covid e economia, come la pandemia ha cambiato la realtà che ci circonda
La pandemia che stiamo ancora vivendo è un fenomeno che ha cambiato radicalmente ogni cosa. Non sono cambiate infatti solo le persone con le loro abitudini e bisogni, è cambiata la stessa società e i trend[1] economici che influenzano le nostre vite.
Cercando di osservare una prospettiva complessiva a livello economico, possiamo osservare come la pandemia abbia comportato una diminuzione del prodotto interno lordo[2] a livello globale, il quale è diminuito del 3,5% (dati di gennaio 2021) rispetto alle stime del fondo monetario internazionale per l’anno precedente e la cui ripresa sarà differente da paese a paese. Allo stesso modo però sono aumentate le disuguaglianze legate ai divari di ricchezza per cui i soggetti più ricchi (in base ai dati del bloomberg billioners index) hanno incrementato la loro ricchezza del 31% rispetto al 2019. La banca mondiale ha poi osservato come la popolazione in condizione di estrema povertà siano aumentate nel 2020.
Questo fenomeno ha poi, come detto, modificato i trend e le caratteristiche del mercato per cui sarà poi un’esigenza per le varie realtà economiche quella di sapersi adattare a questi cambiamenti. Vediamo infatti una tendenza di incremento della componente digital, la quale richiede di adattarsi a determinati standard minimi come il possesso di un sito web, fino ad arrivare ad una più complessa gestione della comunicazione, senza considerare le nuove necessità di gestione dei dati (l’esplosione del big data[3] è infatti un fenomeno molto ampio su cui si dovrebbe però fare una considerazione specifica riguardante aspetti come la privacy ecc). Questo risulta essere problematico soprattutto per le realtà più piccole che hanno risorse umane ed economiche più limitate.
Altro elemento importante è la cresciuta attenzione alle dinamiche ambientali e sociali per cui abbiamo un’altra tendenza al cambiamento legata alla maggiore attenzione da parte dei consumatori rispetto a ciò che si acquista e una maggiore necessità di controllo della value chain[4] delle varie realtà economiche, intendendola quindi come un aumento della responsabilità delle persone, non solo per quanto riguarda il proprio modo di lavorare, ma anche il modo di lavorare dei soggetti con cui collaboriamo. Da consumatore trovo infatti inutile che una realtà non inquini, se poi nel concreto prende materiali per lavorare i suoi prodotti o fare i propri servizi da aziende che da sole causano le emissioni di una metropoli, o che magari per risparmiare sfruttino i lavoratori in un paese che permette condizioni di lavoro disumane.
Anche sul lato del lavoro ci sono stati dei cambiamenti dovuti innanzitutto alla necessità delle imprese di adattarsi a forme di lavoro a distanza, elemento complesso per le realtà che svolgono attività che non permettono una gestione da remoto. Nella stessa fruizione dei servizi poi, le imprese si sono dovute adattare, cercando di creare esperienze virtuali o esperienze fisiche che avessero le accortezze sanitarie necessarie. Non dobbiamo infatti dimenticare come molto spesso si dovesse ricreare uno stesso servizio, mantenendo però le accortezze relative all’uso di mascherine e disinfettanti, come le distanze di sicurezza o le differenti possibilità di mantenere un numero limitato di persone in spazi chiusi.
Nel contesto delle cooperative sociali questi andamenti sono poi piuttosto rilevanti, infatti molto spesso la componente di relazionalità e sicurezza (intesa in termini di dispositivi come mascherine e disinfettante) risulta essere molto importante, soprattutto per le realtà sociali che lavorano con soggetti verso cui servono particolari attenzioni, le quali hanno dovuto imparare a gestire queste problematiche in un contesto che richiedeva una forte rapidità di risposta. Allo stesso modo il mondo delle cooperative, già caratterizzate da un turnover[5] fisiologico molto elevato, ha visto un aumento di questo fattore, causando ancora più problematiche interne e di gestione in generale.
Complessivamente queste hanno visto poi una diminuzione del fatturato e un incremento delle perdite stimati rispettivamente a 200 milioni e 40 milioni in base ad uno studio della fondazione Cariplo del 2021. In queste prospettive poi sono state ridotte le loro aspettative rispetto all’anno precedente, diminuendo anche ricavi e occupazione. Questo è un problema sia da un punto di vista di mercato del lavoro (come lo sarebbe con prospettive simili in tutte le aziende non di questo tipo), che un problema anche da un punto di vista sociale data la finalità appunto sociale di queste realtà.
Il covid ha quindi colpito duramente la nostra economia e ha fatto da acceleratore ai trend preesistenti, creandone poi degli altri. Sarà a questo punto interessante cercare di capire come questi continueranno ad evolversi nel tempo, anche perché una volta introdotte delle modifiche così sostanziali nel modo in cui si svolge la propria attività, difficilmente si potrà retrocedere alla situazione precedente ma si andrà verso un’evoluzione caratterizzata da nuove prassi di gestione o una commistione tra i nuovi e i vecchi modi di svolgere la propria attività.
Fonti
Gli effetti economici e sociali della pandemia – Scienza & Pace Magazine (unipi.it)
Aggiornamento World Economic Outlook, gennaio 2021: il sostegno politico e i vaccini dovrebbero aumentare l'attività (imf.org)
Indice dei miliardari di Bloomberg
Cooperative sociali, un fondo da 1,2 milioni per la ripresa - Il Sole 24 ORE
Immagini
Covid-19 e crisi economica: quali le vie d’uscita per l’Italia | UniGe.life
Cooperative Sociali: Aprire strutture 0-3 anni - Legacoop Emilia Romagna
Lorenzo De Saro
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[1] Con trend indichiamo l’andamento evolutivo di una determinata tendenza.
[2] Il pil, o prodotto interno lordo, è una grandezza macroeconomica che misura il valore aggregato, a prezzi di mercato, di tutti i beni e servizi finali prodotti in un paese in un dato periodo di tempo.
[3] Con big data intendiamo una raccolta di dati di grande mole per cui servono tecnologie e metodologie di analisi per estrarne valore e conoscenza.
[4] La value chain, teorizzata inizialmente dall’economista Michael Porter, è un modello che permette di descrivere le attività che vanno dal concepimento della produzione di un prodotto, fino alla sua consegna al consumatore finale e/o l’eventuale smaltimento finale.
[5] Il turnover ndica il flusso di persone che escono ed entrano dall’impresa e può essere sia fisiologico (naturale) che patologico (dovuto all’organizzazione).