Cosa significa lavorare nel sociale - testimonianze dirette degli operatori del terzo settore

Tiziano Caleffi
8 Maggio 2024

 

Gli occhi e la voce di chi lavora ogni giorno  nel sociale rappresentano la migliore testimonianza di quanto questo lavoro sia in grado di lasciare un segno indelebile 

Oggi ci racconta della sua esperienza alla Cooperativa Sociale Le Mille e una Notte la nostra cara collega Elvina.

“Lavoro ormai da 20 anni presso la Cooperativa sociale " Le mille e una notte" che fornisce servizi e supporto ai ragazzi con disabilità di diverso tipo, sia in ambito scolastico che extra scolastico. La cooperativa mi ha dato la possibilità di crescere sia al livello personale che professionale, dandomi la possibilità di conoscere e collaborare con professionisti che mi hanno sempre stimolato facendomi amare ancora di più il mio lavoro.
Durante il mio percorso lavorativo in qualità di assistente educativo culturale e in seguito educatore socio pedagogico ho avuto la possibilità di seguire diversi casi riguardanti bambini e ragazzi con  disabilità. 

LA MIA PRIMA ESPERIENZA CON LE PERSONE DISABILI
Le persone con disabilità hanno suscitato in me sentimenti positivi come la solidarietà, l'ammirazione per la loro forza di volontà e la determinazione che comunicano e il desiderio di rendersi utili. Ho iniziato per necessità all'età di 22 anni nonostante le polemiche alimentate da chi in questo tipo di professione vedeva dei pericoli. Ho scoperto progressivamente una sorta di vocazione innata che mi ha spinta a ricercare in gesti di puro altruismo quella passione per la vita in sé. Da allora non ho più smesso. E così ormai un rituale del quale non posso più fare a meno. Ricordo ancora oggi la mia prima esperienza lavorativa, il primo giorno di lavoro in una scuola: davanti a me c'era Francesco un bambino affetto da autismo e da un grave ritardo mentale. Francesco provocò in me emotività e la paura di non saperlo comprendere. Pensai anche che sarebbe stata veramente dura. Spinta dal desiderio di essere informata e di conoscere a fondo il mondo dell'autismo iniziai a studiare. Mi ricordai del primo assioma della comunicazione umana: " è impossibile non comunicare". Ogni comportamento è una comunicazione.  Partendo da questi presupposti pensai che nel mio lavoro con Francesco dovevo avere come obiettivo principale quello di consentire all'alunno non parlante di comunicare.
Imparai a conoscere i suoi atteggiamenti, a volte un suo sguardo, le sue reazioni oppositive, che esprimevano più di mille parole. Gesti, battimani, sorrisi, carezze sono state le prime sue comunicazioni non verbali. Iniziai a studiare, seguendo i corsi che la cooperativa mi proponeva, senza mai smettere.

 Francesco è stato un alunno che ha restituito affetto a chi glielo ha mostrato: ha dato un mondo sconosciuto da esplorare; ha regalato nuovi modi di comunicare a chi non ne era a conoscenza. Francesco mi colpì particolarmente e mi insegnò che con la forza di volontà e la determinazione si raggiungono grandi traguardi e per questo è stato un grande maestro per me.
Ho voluto scrivere questa esperienza perché l'educatore deve saper utilizzare nuove forme comunicative attraverso la ricerca e l'adattamento al contesto. In questo caso è stato necessario individuare nuovi strumenti per far fronte alle diverse situazioni e al cambiamento.
Il mondo del sociale e delle professioni dell’aiuto mi ha dato e continua a darmi molto e spero che la mia testimonianza possa essere da guida a chi si sta avvicinando a questa realtà con cuore e passione”. 

Elvina

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