I danni della mente costituita nell’espressione del sè

Tiziano Caleffi
12 Maggio 2025

Una delle maggiori conseguenze della frustrazione dell’istinto, organo preponderante alla nascita di un individuo, e la successiva formazione di una mente costituita, è l’incapacità dell’individuo di esprimere il proprio se autentico.

L’istinto rappresenta la saggezza dell’essere umano primordiale, una forza innata che spinge il cucciolo di uomo verso le migliori scelte per la propria sopravvivenza.

La mente costituita viene a formarsi sin dalla prima infanzia attraverso il rapporto con chi si prende cura di noi e rappresenta l’insieme di quei schemi mentali che portano l’adulto ad interpretare la realtà che lo circonda.

Già da questa breve introduzione ci si rende conto di quanto sia preponderante il ruolo dei genitori nello sviluppo dell’Io mentale del figlio. "Un bambino è un foglio bianco, sta ai genitori decidere se colorarlo o sporcarlo", così Luigi Celeste, scrittore del libro Non sarà sempre così, ci spiega molto bene, proprio per sua esperienza personale, come la psiche di un bambino sia prepotentemente forgiata dalla psiche dei genitori.

Non è facile abbattere la mente costituita, direi che non sia neanche necessario a meno che tu non decida di fare lo psicoterapeuta. È fondamentale, però, conoscere come essa ci conduca alle scelte e agli atti che compiamo ogni giorno, specialmente se si sperimentano stati d’animo di tristezza, ansia e più in generale di sofferenza.

Il modo in cui esperiamo la vita di ogni giorno, gli schemi che ripetiamo continuamente, entrano a far parte del nostro agire e della nostra personalità. A volte, però, avere un funzionamento psichico routinario non significa necessariamente godere di una stabilità psichica. Di fatto nelle profondità della nostra essenza, lavorano forze ed emozioni, spesso represse, perché giudicate inaccettabili, che possono emergere come un’eruzione vulcanica deflagrante e distruttiva. Posso dire con estrema tranquillità, che la maggiore emozione che lavora sotto soglia è la rabbia, una rabbia atavica, risalente ai primi anni della nostra vita e che con il tempo ha raccolto nuove fonti con cui nutrirsi e approvvigionarsi.

La rabbia repressa è alla base di quelli che consideriamo atti impulsivi, raptus. Ciò che non esprimiamo diluendo, fuoriesce con una forza micidiale ed è così che scaturiscono gli scatti d’ira, la facilità con cui inneschiamo un litigio e nei casi più complessi diamo vita ad episodi di violenza. È necessario comprendere che noi non siamo le nostre emozioni, ma quando queste non vengono espresse o vengono castrate da figure verso cui, innatamente, si innesca un meccanismo di riverenza, diventano il motore unico delle nostre azioni ripetendo schemi di una mente costituita che prende il sopravvento.

La psicoterapia è una via fondamentale per chi si rende conto che i propri schemi mentali generano sofferenza e appesantiscono l’espressione del se. Personalmente ritengo che le psicoterapie che indagano il passato siano preferibili per questo tipo di percorso in quanto reputo che per quanto ci viene esortato a vivere nel qui ed ora, non è possibile vivere il presente dimenticando le emozioni provate nel passato.

Se ti ritrovi in questo breve articolo o ti ha stimolato curiosità e voglia di conoscerti di più puoi contattare per un servizio di orientamento e supporto psicologico il Centro Clinico de Le Mille e una Notte, in zona San Lorenzo, al numero  3807605785 o scrivere a centroclinico1001@lemilleeunanotte.coop.

Non aver paura di conoscere i tuoi limiti ma soprattutto abbi il coraggio di superarli!

 

Simone Lamberto – Psicologo Clinico

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